8.7.06

Siesta

Dopo pranzo qui in ufficio sembra di stare in Messico, tutti al piano di sopra a fare la pennichella.. C'è la pace intorno, tutto è fermo, tutto arde sotto il sole che a quest'ora non ha pietà. Anche l'enorme maiale che grugnisce e si rotola nel fango continuamente ha deciso che è arrivato il momento del riposo.
Mi asciugo il sudore dalla fronte ed ha una consistenza gelatinosa, risultato della mescolanza con la polvere e la sugna che si deposita su qualsiasi cosa entri all'interno del ristorante dove pranzo. Lì qualsiasi cosa è sporco: i piatti vanno ripuliti, anche le posate ed i bicchieri. Durante il pasto viene servito the caldo che viene stemperato da grandi blocchi di ghiaccio, continuamente forniti da una cameriera, ancora intimidita dalla mia presenza (non più di passaggio) e dal mio khmer zoppicante.
Dopo pranzo mi sono concesso una limonata in un chiosco, succo di limone e canna da zucchero spremuta dentro una pressa azionata da una specie di timone (devo fare per forza una foto!). Fresco e dissetante, l'unico problema è che dovunque mi fermi mi sento tutti gli occhi puntati addosso..

Stamattina ho incontrato Leonardo (quel ragazzo che lavora per MSF) che lavora a 100 metri dal mio ufficio, è un tipo davvero in gamba anche se è davvero il prototipo della sfiga. Mi ha fatto vedere l'ospedale che MSF ha tirato su per la cura di HIV, tubercolosi e mille altre malattie. Quello che si presenta, girando per i corridoi, è uno spettacolo difficile; tutto ciò che si è sempre visto (e sentito) lontano ora è a 100 metri da te: persone piegate su se stesse dal dolore, famiglie intere che si spostano per stare accanto ai cari e trasformnano l'ospedale (tanti piccoli edifici) in un villaggio dentro al villaggio.
Nell'ospedale non c'è elettricità né acqua corrente, i rifiuti infettivi non si smaltiscono, l'ossigeno in sala rianimazione è finito e quindi la gente dopo 3 giorni di agonie varie muore. Mancano dottori e infermieri, le medicine sono state bloccate per mesi a Phnom Penh perché non c'era nessuno che le potesse andare a prendere.
La sensazione di morte che si percepisce è molto forte ma, come si finisce per fare con le cose che si hanno sotto gli occhi tutti i giorni, la gente ci si è abituata.. Capita. Tanto se arrivi lì vuol dire che sei già quasi morto.

Sono assalito dagli insetti ma anche io mi ci sto abituando, animali vari e nuovi mi si depositano sul corpo ed in faccia ed io li lascio fare: è una battaglia persa e loro me lo sottolineano con quel ronzare incessante. E' esattamente lo stesso atteggiamento delle persone qui, che tanto non le cambi nemmeno a cannonate (la storia insegna)..

Tra 20 minuti ho l'appuntamento col capo del distretto, vediamo che tipo è e se dimostrerà anche lui un certo timore reverenziale verso l'uomo bianco e barbuto.

Oggi dopo anni ho riutilizzato un bagno alla turca (in ufficio è l'unico che abbiamo..). Questo è un altro dei motivi per cui la Turchia non dovrebbe entrare in Europa.. Ma come fanno a mantenere l'equilibrio quei senza fede?! ;-)

gnam,

*L*

1 comment:

Anonymous said...

ma delle cambogiane non ce ne parli?!?

IL GRUPPO DELLE ROSE ROSSE