21.11.06

Forfora

Ultimamente mi sta tornando in testa la forfora.
Sarà la presenza di Alpha, sarà il buco dell'azoto, le breccole sulla cute aumentano esattamente come i giorni al mio ritorno diminuiscono.
La città e la vita romana mi aspettano e con esse anche la fastidiosa sensazione del Natale sulla propria testa, forfora densa, fitta, quella che qualsiasi pubblicitario della Clear vorrebbe ricreare sul bellicapelli di turno. Prima e dopo la cura, io sono l'esatto contrario.

Questa settimana è volata come le altre ma niente di quello che ho fatto e prodotto ha avuto un reale senso, l'idea che tra 10 giorni lascerò Siem Reap, forse per sempre (perché se non è lavoro, ma chi ce torna), affossa qualsiasi tipo di pensiero che vada oltre venerdì primo dicembre.
Pianificavo il lavoro per febbraio/marzo ed invece mi vedo costretto a ritornare per mancanza di accordi contrattuali con la sede centrale. Non guadagnare abbastanza soldi per sopravvivere in Cambogia e stare sempre a guardare le mille lire (anagramma di Riel, moneta locale) per arrivare alla fine del mese mi fa sentire come un kalabrese a San Lorenzo o al Prenestino, uno che vive con gli spicci in tasca e ha fatto i voti a Santa Soppressata Piperita da Lamezia per non spenderli, MAI.

E' frustrante, davanti al piatto orizzionte cambogiano, che tende a infinito se ci si concentra bene, vedo ora un muro bello alto: giorno dopo giorno cresce, sarà completato per il mio ultimo giorno di lavoro, così dice il capo cantiere.. I cambogiani lavorano forte e tanto, la manodopera a basso costo vale ma solo per i costruttori. Il muro viene su bene, bello, liscio, stile khmer, quello che vogliono gli occidentali.. "Fa così Asia!"
Quel muro lo salterò con disinvoltura perché uso Olio Quore ma... per andare dove? E perché? E se sì, chi? Barrare la crocetta corrispondente.

Prima che cambiassero le cose tornavo in Italia felice di farlo, tornavo in Italia felice perché sapevo di ripartire dopo 2 settimane.
E ora cosa penso? SOno ancora felice di tornare? Sì, sì sì, come no. Tanto poi riparto, santa Soppressata Piperita mi guiderà verso nuove e mirabolanti avventure, con fitte lancinanti allo stomaco. Forse ancora la Cambogia: sì, sì sì, come no.

Oggi giornata splendida, sole caldo e secco, cielo azzurro e secco, fango rosso e secco. Mucche secche, galline secche, bufali d'acqua secchi, secchi d'acqua per farli sentire a loro agio, cacche secche, mosche frustrate. Pelle secca, bocca secca, Rocca Secca. Cute secca. Polvere, la forfora della nostra amica Terra.

Ultimamente ho la sensazione di essere a giugno agli ultimi giorni di scuola... Il lassismo più totale, si pensa solo al mare, si guardano fuori dalla finestra le rondini (ancora.. ma fossi ricchione davvero?!) magari c'è pure buco in ultima ora e poi si va col trenino a Ostia, magari nsi svicola al Plinius senza pagare, dalla spiaggia libera accanto.

Da piccolo volevo fare il veterinario per poter curare le tartarughe. Luca tartaruga.

Abbasso il WWF.

*L*

15.11.06

Hanoi capitale di uno stato comunista.
Hanoi capitale di uno stato socialista.
Hanoi capitale di uno stato che non sa bene dove sta, se dalla parte degli ideali o da quella dei soldi.
Hanoi capitale di capitali.

Hanoi convulsa, confusionaria, dove tutto scompare e riappare, laghi grandi ma in fondo piccoli se guardati bene, forse finti ma forse veri, con tartarughe finte, o forse vere.
Hanoi città che pulsa e fermenta, di giorno la strada è la casa di tutti, belli e brutti, di notte ognuno sceglie la sua via e la strada ne approfitta per spalmarsi il balsamo di tigre su tutti i bozzi e le ferite provocate dalla frenesia cieca di gente che si muove per non star ferma.

Hanoi capitale mondiale del motorino scoppiettante, la strada è una giungla che proprio nel caos più sconclusionato trova il suo senso. Non interrompere il suo strabordante flusso vitale, non bloccare il dragone che ti inghiotte, non fermarti a chiederti il come ed il perché, in special modo in mezzo ad un incrocio: non ha senso, è l'unico senso vietato in una città dove i semafori servono da lampioni.


Hanoi francese e coloniale, diroccata e quindi splendida, romantica, impacciata quando la si trova in desabillé, mille stradine che si perdono nell'oblio, vite che ti assalgono curiose e ti invitano a sederti ad ascoltare con loro il rumore assordante del nulla. I numeri di telefono ed i messaggi sui muri, le porte che si aprono al mondo e risucchiano il suo sguardo sul loro, privato, interno, buio; cunicoli, grate, gabbie, pozze, muffa, ruggine. Si dorme, si mangia, si vive, si muore. E voi chi siete? Benvenuti.


Hanoi cinese dei prezzi che non scendono di un Dong, gli oggetti che cambiano di prezzo a seconda del vento, 10, 100 o 1000, ripassa dopo che forse è l'ora del ponentino.

Hanoi con le bandierine americane nei negozi e per le strade, invasori benvenuti, vi abbiamo fatto il culo al tempo ed ora proseguiamo col portafoglio. Gli ideali sono solo sovrastrutture, viva Marx, viva il Mars.


Hanoi città del commercio, tutto ti si getta davanti e se lo scansi scompare riapparendo sotto altre sembianze: il fantasma cinese, solo un po' meno sfacciato dello spiritello porcello occidentale.


Hanoi della gente che si abbraccia e sorride, le donne emancipate e non costrette in casa, poppe grosse e sguardo di ferro. Leader Maxime, leader Max, da calendario.


Hanoi del cibo buono ovunque, ma sempre in mezzo alla strada. Le zuppe e il riso, le miriadi di pastelle fritte, i cesti di banane portati sulle spalle col cappello di bambu, i maialini interi appesi, laccati, leccati con lo sguardo dai passanti.


Hanoi bia hoi.
Hanoi vodka Hanoi.
Hanoi bia hoi e vodka Hanoi e poi bia hoi che ti fa salire la vodka Hanoi.



Hanoi ma che voi.
Hanoi il game boy.


Hanoi di tutti tranne che di voi.
Hanoi, A NOI!


*L*





































13.11.06

Le ricette de Sora Lilla / 1


Benvenuti al corso di cucina daa Sora Lilla. Ci sarà molto da imparare, soprattutto da parte del cuoco.. Allora su, carta e penna che si comincia!



INGREDIENTI
- zucca & zucchine qb
- cipolla & cipolline qb
- pasta qb
- basta quanto
- quando basta
- olio...sale...pepe!
- birra del luogo

UTENSILI
- set completo coltelli Shogun
- set completo coltelli miracle blade
- set in acciaio inox 18-10
- montan baic cambio scimano
- tivvù quattordici pollici e dodici indici
- set di lenzuola in setola di cinghiale, quello del pennello
- alghe magiche di Vanna Marchi
- talismano do Maeshtru De Vida Do Nasimiento
- machete
- cucchiaii
- palette, pallette & miccette

PREPARAZIONE DEL MANICARETTO

1. Entrare in cucina ed uccidere tutti i curiosi animali presenti. Lasciar sopravvivere quelli che vedete spesso.


Dare successivamente gas alla bombola. Possibilmente richiamare dall'aldilà lo spirito di suo marito Bombolo con un propiziatorio "Ts Ts!". Attenzione ai cerini.

2. Tagliare e/o sminuzzolare qb di cipolla piperita del nord del Galles, facile da trovare alla GS. Attenzione, la cipolla fa lacrimare.



3. Pausa birra locale. Due sorsi qb.



4. Prendere la zucca spinosa e capire perché abbia tutti quei bozzi.



Una volta appurata la commestibilità scubettolarla con qb di efferato sadismo e farle fare amicizia con la cippola cipolillola. Forse hanno qualche amico in comune e si sono gia' viste in giro per Trastevere.



5. Friggere qb di Lippo Lippi e Cippa Lippa, aggiungere tanto olio extra, aprire la manetta del gas, ricevere una telefenatola e dimenticarsi di quello che si stava facendo e bruciare il tutto. Attenzione ai numeri non in rubrica.



6. Pausa birra locale. Tanti sorsi qb per riprendersi dalla delusione di aver fallito appena incominciato. Attenzione, caduta massi.



7. Prendere le zucchine per quello che sono e non per quello che potrebbero essere, in seguito tagliarle. Aggiungere l'amaro in bocca e far amalgamare. Pausa birra locale per mandarlo via. Attenzione, slaccia scarpata. Specchio riflesso.



8. Appurare che si sta miseramente fallendo la ricetta, cercare di cancellare il bruciato troppo nero col bianchetto o con un dentifricio whitening. Io qui ho un deodorante whitening... servirà per sbiondire i peli delle ascelle?



9. Aggiungere qb di sale&pepe per rendere interessante la ricetta e, indirettamente, la vostra persona. Attenzione al tocco di classe se si è scesi in campo col numero 5.



10. Pausa birra. Qb di self esteem per far credere all'ospite che la ricetta sarà un successone. Attenzione ai sorrisi magici. Piacere, Mandrake.



11. Replicare il punto 9 punto croce, tralasciando il qb. Farlo da diverse posizioni per ribadire la magia della cucina. Attenzione all'olezzo proveniente dalla cucina: dare la colpa ai vicini che vivono nella melma.



12. Buttare la pasta da altezza qb e fare centro nel pentolone preso in omaggio nella televendita. Settare il conto alla rovescia sul vostro Lorenz (maledetto Lamberto Giorgi..) o Pringeps Cambogia Time e prepararsi al capodanno. In caso di febbraio e/o marzo, prepararsi con lentezza. In caso di gennaio, sospirare. Attenzione al fuoco amico.



13. Pausa birra. Obliterare qb il biglietto e scendere alla fermata prenotata su internet. Attenzione al porno gratis e a Manolo che ve vende casa.



14. Scolare e rimestare nel torbido della sdegnata padella, scusarsi qb con l'ospite. Attenzione a mangiare per primi. Sorridere sempre ma deglutire mai.



LA SEVERA LILLA




A Lilla, la pappa è bona, me possino cecamme. Parola de lupetto, nun valgono incrociamenti.

VOTO

7-, per l'impegno e per la pettinatura. Il ragazzo può far meglio ma non si applica, guarda fuori dalla finestra e sospira verso le rondini libere. Fosse ricchione?

LA DOMANDA DEL QUOCO

Qualcuno sa dirmi perché brucio le cipolle?

*L*

4.11.06

I liquidi


Oggi mi arriva questa mail da parte di Easyjet...

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NUOVE REGOLE DI SICUREZZA NEGLI AEROPORTI DELL'UE
Ti comunichiamo che sono state introdotte nuove regole di sicurezzache influiranno sul prossimo volo che hai pianificato con easyJet.
Le nuove regole verranno applicate a partire da lunedì 6 novembre2006, fino a nuovo avviso, in tutti gli aeroporti dell'UE, nonché inNorvegia, Islanda e Svizzera.

COSA CAMBIA

All'atto della preparazione del proprio bagaglio
Sarà consentito portare solo una quantità limitata di sostanze liquide nel proprio bagaglio a mano. Tali sostanze dovranno essere contenute in recipienti separati aventi ciascuno la capacità massima di 100 ml. Questi recipienti dovranno quindi essere inseriti in un sacchetto di plastica trasparente e richiudibile di dimensioni pari a circa 20 x 20cm. Per un'illustrazione dettagliata, fai clic sul collegamento indicato di seguito: http://easyJetmail.com/cgi-bin2/DM/y/ebtO0LqNn60MtE0BKoJ0EN

In aeroporto
Al fine di agevolare i controlli da parte degli addetti, è obbligatorio:
• consegnare agli addetti ai controlli di sicurezza tutti i liquidi trasportati, affinché vengano esaminati
• estrarre dal proprio bagaglio a mano computer portatili e altri dispositivi elettrici di grandi dimensioni. Questi verranno ispezionati separatamente durante il controllo del passeggero.

I liquidi includono quanto segue:
• contenuto di recipienti pressurizzati, incluse schiume da barba e altre schiume
• acqua e altre bevande, minestre, sciroppi e deodoranti
• creme, lozioni e oli
• sostanze in pasta, inclusi i dentifrici
• profumi
• miscele di sostanze liquide e solide
• spray
• mascara
• gel, inclusi prodotti gelatinosi per capelli e per la doccia
• ogni altro prodotto di analoga consistenza

COSA NON CAMBIA

Sarà consentito:
• trasportare liquidi nei bagagli da stiva registrati al check-in; le nuove regole riguardano esclusivamente il bagaglio a mano
• trasportare, all'interno del bagaglio a mano e per l'uso durante il viaggio, medicinali e sostanze destinate a fini dietetici particolari, inclusi gli alimenti per bambini. Potrebbe essere necessario fornire una prova dell'effettiva necessità di tali articoli
• acquistare sostanze liquide, ad esempio bevande e profumi, nei negozi aeroportuali dell'UE situati oltre il punto di controllo dellacarta di imbarco o a bordo di aeromobili operati da compagnie aeree dell'UE. Qualora gli articoli acquistati siano confezionati all'interno di particolari sacchetti sigillati, non aprirli prima di essere sottoposti al controllo di sicurezza. In caso contrario, il contenuto di tali sacchetti potrebbe essere sequestrato al punto di controllo. (Se si effettuano scali in aeroporti intermedi dell'UE, non aprire il sacchetto prima del controllo di sicurezza nell'aeroporto di transito, ovvero presso l'ultimo aeroporto qualora il volo preveda più scali). Tutti questi liquidi sono da considerarsi in aggiunta alle quantità contenute nel sacchetto di plastica trasparente e richiudibile precedentemente menzionato.

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Ho bisogno di campioni di urina di vari colori e con diverse varieta' di sostanze all'interno. Potete mandare tutto al P.O. Box di Progetto Continenti in Cambogia o consegnarmi un sacchetto (mi raccomando, trasparente, cosi' da poter individuare immediatamente il contenuto) sigillato con cera del Madame Tussaud's al mio ritorno in Italia.

Cordialmente, ci siamo bevuti il cervello ed entro poco faremo lo stesso con i simpatici sacchettini.

*L*

3.11.06

La polvere

"Un ricordo, in modo particolare, riaffiora ogni volta che penso a come sia cominciato il coinvolgimento vero, l'inizio di una baga intuizione, divenuta poi consapevolezza che nulla sarebbe più stato come prima. E' un'immagine curiosa nella sua banalità, la semplice attesa davanti alla macchina con l'ennesima rogna al motore, standosene sotto una tettoia di zinco su cui batteva una pioggia fine. Il meccanico la guardava senza dire niente, e ogni tanto sbiricava me, con un mezzo sorriso indecifrabile. La pioggia era solo una scusa. A nessuno, lì, importava nulla di bagnarsi, faceva abbastanza caldo da infradiciarsi comunque per l'umidità, e starsene sotto quella tettoia era soltanto una buona occasione per smettere di fare le cose di sempre.
L'uomo aveva un'età indefinibile, forse era molto più vecchio di quanto apparisse, indossava una tuta di cui si era smarrita ogni memoria dell'originario colore, e teneva le mani in tasca senza decidersi a fare quello che io speravo: dire cosa secondo lui avesse il motore e quanto tempo ci sarebbe voluto per rimetterlo in sesto. Il suo volto era perfettamente messicano, secondo l'immaginario di cui disponevo il quel mio primo viaggio: tratti vagamente "apache" come ero abituato a vederli al cinema e lintane eredità andaluse, un po' spagnolo e un po' indio, ma di quelli alti, da yaqui del Nord. Più, ovviamente, i baffi bianchi e spioventi, che completavano il mio bagaglio da grande schermo ricco di Villa e Zapata posticci.
Lui continuava a non dire niente, e la pioggia a battere sulla lamiera di zinco. La strana sensazione che avvertito l'avrei afferrata molto più tardi: stavo perdendo la fretta, l'ansia dei ritmi che mi ero portato appresso cominciava a sfaldarsi, e il sintomo impalpabile era quel semplice ascoltare la pioggia e smettere di chiedere al meccanico quanto tempo ci sarebbe voluto. Il mio tempo non era il tempo della realtà che mi circondava. Fino a quel momento lo avevo speso male, illudendomi di vedere più cose andando più in fretta.
A un certo punto, mi ha detto: "Credo che pioverà anche domani". Alla mia espressione vagamente contrariata, l'uomo aveva sorriso scuotendo la testa. Sapeva che non potevo capire, ma che era il momento giusto per cominciare a provarci. Così, stando fermi, ad ascoltare la pioggia.
Raccontandolo, non sembra significare granché. E' solo un frammento, un punto di partenza. Ma ben poche altre cose, avrei scritto, senza quell'inizio, e senza il contatto, la conoscenza a volte fugace ma sempre profonda, di tante persone come lui. Il meccanico non saprà mai quanto sia stato utile per me quel lungo pomeriggio, fino al tramonto, fermi in mezzo a cumuli di ferraglia arrugginita e macchine spente. O forse l'ha saputo fin dal primo momento, notando il lento sgretolarsi della mia fretta di andare da nessuna parte. E' per questo che sorrideva, e se ne stava zitto.
Le letture, il cinema, e ovviamente un po' di fantasia in funzione riciclante, mi sono sempre serviti, certo. Ma ho l'impressione che sarebbero rimasti un magma senz'anima, un'accozzaglia di dati, senza la vita vissuta accanto a genti così diverse da quelle tra cui sono cresciuto, senza la graduale scoperta di una differente dimensione del tempo e della percezione delle cose. Per me è stata la "messicanità", come per altri può essere stata l'India o parte dell'Africa (o la Cambogia, ndr), a segnare il punto di svolta, a imprimere quel qualcosa di indefinibile che si respira nell'aria e si assorbe dai pori per poi tentare di trascriverlo sulla pagina, o di narrarlo su uno schermo per immagini, o su una tela, o in chissà quanti altri modi (un blog, ad esempio, ndr).
E in ogni caso, esistono luoghi, i grandi "altrove" che non ci danno requie quando ne siamo lontani, capaci di scatenare pulsioni latenti, forse non di crearne di nuove, ma soltanto - e non è poco - rievocare sensazioni smarrite, assopite, rimaste in qualche meandro ad aspettare la scintilla che le risvegli.
Il Messico è il paese che per me rappresenta in modo sublime come la mescolanza di tante razze arricchisca immensamente una terra ed un popolo, genti così abituate alla diversità da potersi concedere senza la minima riserva, pur conservando una forma di autodifesa istintiva, il freno naturale di fronte all'invasione di becere "ways of life" geograficamente vicinissime eppure tenute a distanza siderale da millenni di civiltà. Uno di quei luoghi dove si comincia a capire qualcosa solo quando si rinuncia a capire.
Senza pretendere di trarne una regola universale, credo comunque che il contatto con "l'altro", a qualsiasi latitudine, inizi con un gesto di resa incondizionata: la rinuncia a propri schemi e abitudini, liberandosi dall'incoffessata certezza che la realtà sia univoca e unidimesionale, e che tutto possa venire interpretato da un solo modo di guardare. L'ingrediente più nefasto della cultura occidentale credo sia proprio questa nostra ormai istintiva consuetudine ad analizzare e giudicare, filtrando i comportamenti altrui attraverso una rete di convenzioni che ci illudiamo siano assolute e scontate."

Pino Cacucci, prologo a "La Polvere del Messico", 1996.

Con 10 anni di ritardo ci arrivo anche io.

*L*

1.11.06

Spurger /


Spurger Barrato: percorso diverso ma stessa solfa.

Ultima sera a Bangkok al Conrad Hotel 5 stelle, festa nazionale turca, Achara invitata e necessitante cavaliero.. Alta cucina al ricevimento, pensate che il kebabbaro l'hanno chiamato direttamente da Istanbul.. Ho beccato anche baffo, aka Ambasciatore italiano Ignazio Di Pace, che mi ha confessato di far parte di una squadra agonistica di calcio thai.. C'ha 60 anni, ma che lancioni! Un mito.. :-)




Tornare a Siem Reap è come per un calabrese ritornare a Potenza e capire che non solo fa schifo, ma s'è anche sbagliato di regione.
Il disgusto fisico per la città mostro dove vivo è stato intensissimo fin dal primo momento: polvere, infinita, poi cani, gatti, galli, topi, 2 coccodrilli, 1 orangotango (scuola argentina, va detto) e mille altre forme di vita non ben distinguibili fra di loro.
Dentro casa gli animali si erano sfacciatamente impossessati di spazi riservati a me, spazzare quintali di moscerini e cacche di gecko per terra e lavare i panni di 2 settimane è stato il vero Spurger.

Faccio letture sul sudamerica, desaparecidos argentini, patagonia e città del messico (non mi dite che il messico non è sudamerica..), i libri li succhio avidamente, me li gusto tutti d'un fiato e penso che dovrei davvero andare, presto.
Giovedì avrò risposte sul mio futuro, comunque vada avrò una bella settimana con Andrea in Vietnam per capire esattamente quello che voglio.

Torno a lavorare, mi sa che oggi fingo di avere la febbre.

*L*


Spurger


Scrivo perché ho tempo. Achara lavora, io lavoro. Prendo tempo per accudire il mio figliuolo prediletto, il blogguccio bello de papà, da troppo tempo lasciato in balia di se stesso.

Dentro casa è fresco, l'aria condizionata frulla, fuori 500 gradi e un cielo grigio grigio grigio, ma brutto brutto brutto, nemmeno il migliore detersivo renderebbe più vivi i suoi colori. Io a quel punto prenderei il 2x1, almeno ci guadagno.. I grattacieli sono giusto dall'altra parte della grande vetrata di questo 19° piano, le luci rosse ai loro angoli ne definiscono le dimensioni e, traslando, la loro magnificenza.

Arrivare a Bangkok è stato come tornare a casa, come un abile trapezista sono rimasto in equilibrio sul filo del pianto per tutto il tragitto verso Phraya Thai e devo dire che l'emotività ha davvero regnato finora..
All'aeroporto di Siem Reap ho fatto tutto meccanicamente, imbarcarsi era solo l'ultima cosa da fare nel mio daily plan. Venivo da un'altra corsa contro il tempo (sembra proprio che io abbia il gusto perverso di perdere aerei o almeno arrivare al limite della chiusura del check-in..) perché ho lavorato fino all'ultimo secondo possibile, al Silk Lab le cose devono cambiare e io ho l'obbligo di iniziare questo processo o almeno essere presente quando questo avviene.
Sono state licenziate 2 persone, 2 persone che hanno lavorato poco e male in questo anno di laboratorio; ho voluto che lo facesse Sophorn perché se vuole essere manager deve assumersi anche queste responsabilità.. E' stata lunga e dura, è stata terribile dal punto di vista umano, crudele togliere il lavoro a chi vive, o meglio, sopravvive, con quei pochi soldi. Una delle due persone licenziate era una donna, incinta, all'ottavo mese. M'è sembrato di uccidere il bambino che porta in grembo, lei non voleva credere alle parole di Sophorn, qualcuno (Daniela) le aveva promesso che avrebbe addirittura avuto la maternità pagata, roba da matti.. "E ora come faccio a trovarmi un altro lavoro in questa situazione?" Parlava a Sophorn ma guardava dritto me negli occhi: io, il mostro arrivato dall'Italia per distruggerle la vita; io, col cuore a pezzi e il groppo in gola, a spalare merda che altri hanno lasciato accumulare.
Quegli occhi hanno detto più di mille parole, chissà quante maledizioni khmer mi sono beccato, forse quelle più feroci, quelle che tengono ancora in vita i re khmer nei templi di Angkor.. Di sicuro uno di questi giorni mi cascherà il regale augello in qualche tombino di Bangkok, abitato da panteganule multicolori e senzatetto senzatette.


Ho trovato Bangkok piena di gente, piena di bianchi; veloce, stressata, l'ho trovata stranamente pulita. Ma allora è proprio vero che dipende tutto dalle prospettive con cui si osservano le cose! Ma allora è proprio vero, le caramelle balsamiche Victors si sentono nella gola e anche nel naso! Guai a sturarsi la gola ed il naso e respirare a pieni polmoni Bangkok..
Allora è ancora giusto girare (anche in tondo se si vuole) in modo da avere un metro più attatatatatatatatata (mi manca evidentemente una parola, utilizzerei "reliable".. addio itagliano!). Alla fine quel metro parigino malandrino sbirulino c'entra sempre di mezzo, o no?! ;-) ATTENDIBILE, ecco la parola mancantole. Por fin..




Quello che sento che mi manca di più adesso è la possibilità di avere delle scelte. Mi manca la possibilità di uscire di casa e fare delle cose, o anche non farle. Potenza e atto.
Quello che dico è che se c'è un'unica alternativa allora dopo poco si finisce per crearsi le alternative da soli, e generalmente si fa tutto per conto proprio a casa. Ecco perché non esco ma seguo passo passo il manuale del bricolage per rinsaldare lo scaffaletto dove tengo la mia vita. La magia del fai-da-te.. E pensare che col primo numero m'hanno dato anche la pialla in omaggio, che matti!

Bangkok mi ha riaperto gli occhi, piano piano sono diventato miope e non sono riuscito più a vedere chiaramente oltre al cancello arrugginito di casa mia. Rust & Dust, that's Cambodia!
Una vita fatta di stenti e privazioni non è vita finché non lo si vuole, io ci sto a vivermela così a patto che ci sia qualcos'altro che compensi tutto quello che manca. Nel mio caso è il lavoro che tappa la voragine, ma siccome non credo che si debba vivere per lavorare allora mi chiedo che cosa io voglia davvero, ora. Sicuramente tornare a casa a dicembre, riabbracciare i pochi cari e avere una visione dall'esterno di cosa io sia realmente a Siem Reap. Esattamente lo stesso processo che avviene ogni volta che si lascia l'Italia, del resto. Marta testimonial, Alpha nuova cavia.

Achara ha detto che sono cambiato, parlo con estrema calma e sembro appena uscito da una terapia psichiatrica d'urto. Mon dieu!
Mi confronta col party boy che ha conosciuto più di un anno fa e con l'ngo boy che le è piombato dentro casa per qualche giorno circa 5 mesi fa con mille aspettative e sogni. Ora è tutto più reale, i sogni sono sempre lì ma io non riesco più ad addormentarmi per ritrovarli..



Basta frivolezze, parliamo di cose serie.
Ieri super party di Halloween all'RCA, l'Astra club ospitava l'ennesimo famosissimo Dj Sconosciuto proveniente direttamente da Ibiza! Freghete! Forse volevano dire la Seat Ibiza dove dorme la notte in qualche vicoletto di questa immensa città.
Whisky&Cola&Roccherolle, la mia maschera da skeletor che spopola, ho ballato fino all'accendersi delle luci, ho sudato, riso, risata, come me vie' da ride.. In una parola, mi sono spurgato dal fango cambogiano.

Fine serata a mangiare porridge e bere nero d'avola: fusion.





Preserata a casa di amici di Achara, vino francese, vino spagnolo, viva la globbalinsolazione (soprattutto del vino) ma l'Italia resta sempre e comunque indietro. Ridicoli pagliacci. Vabbè, alla fine questi li conoscevo pure io e discretamente bene, figurarsi che il padrone di casa è il bonbon che mi ha fatto il book fotografico sul ponte Rama VIII per quel giornale per teeneger diretto dal mio amico/a Misty, miseramente fallito ma non per causa mia, sembra.

Avevo la maglietta con su scritto "SONO FICO", ancora penso che sia una frase azzeccata. In fondo il pallone è mio e io faccio le squadre, e può essere anche che vinco a tavolino. O no?!



*L*



24.10.06

Pero'

Ci devo fare l'abitudine.
L'idea che Marta se ne sia andata lascia un vuoto forte dentro di me.
C'e' sempre un punto interrogativo che completa la domanda: "E ora come faccio?". Esattamente quando ero sul tuk tuk quando la stavo andando a prendere all'aeroporto: "Oddio, e' arrivata.. E che le faccio fare?"
Bah, faro' come prima e come dopo, la vita scorre e se ne frega di te e di Marta, in fondo mi ha gia' dato nuove sfide e nuove sfighe..

I ricchioni che mi siedono di fronte con la loro canotta viola mi ricordano che la vita e' sempre piu' difficile di quanto la possa vedere io, e allora sorrido e rendo omaggio ad una ragazza che ha resistito alla Cambogia e a Luca in Cambogia.
Marta se l'e' cavata egregiamente e rimarra' nei cuori della gente che l'ha vissuta per quello che realmente e', l'amore puro dentro una inaccessibile corazza.

Mi offrono del mango acerbo intinto dentro ad una salsa di pesce, lo mangio e mi chiedo perche' io sia sempre cosi' coglione..

Ti voglio bene Marta,

*L*

23.10.06

Foto laotiene 2

Almeno questo..
Tra pochissimo si ritorna in magna pompa.

*L*