30.12.07

Uno Due Sette

C'era una volta un bambino italiano nato negli anni '80. Questo bambino era sempre sorridente, sembrava quasi scemo per quanto fosse costantemente di buonumore. Ma un giorno il sole che aveva dentro venne oscurato da una nube densa, scura, di quelle che portano tuoni e fulmini.

Tutto accadde in spiaggia, in Tunisia, quando, all'età di 4 anni, il mare si portò via l'oggetto che il bambino aveva più a cuore: era una macchinetta, una Fiat 127, un'automobile di quell'Italia modesta ma geniale, un automobile spartana ma generosa. Un pezzo di ferro, forse addirittura latta, ma con dentro un cuore grande così.
La 127, l'automobile che la felice famigliola in vacanza possedeva anche nel modello per umani (come, in fondo, ne possedeva le stesse caratteristiche), e lui aveva lasciato che il mare gliela portasse via. Lui, che il mare lo amava: "se fai il bravo ti porto al mare", gli diceva il padre, e lui che il bravo lo faceva sognando le lunghe passeggiate invernali sulla spiaggia deserta, col vento che soffia forte e le cabine che servono da riparo e da fonte inesauribile di giochi.
Non aveva avuto paura degli estranei dalle facce scure il bambino, anzi era sereno e aveva come compagno di giochi un ragazzo che di scuro aveva anche il futuro (che a portare valigie non si va lontano) ma che sapeva illuminarsi attraverso dei grandi sorrisi: il nero dei suoi occhi era una voragine nella quale non si riusciva a non entrare per conoscere la verità.
Non aveva paura dell'altro il bambino, mamma e papà lo avevano abituato a viaggiare, a conoscere, a prendere i 1000 colori dell'arcobaleno per quello che sono: uno spettacolo, se ammirati nel loro insieme.
Il mare invece lo aveva sorpreso. Il suo amico di sempre, quello in cui si poteva abbandonare pur tra spruzzi e scossoni aveva deciso di fargli capire che la vita a volte è dura. Un amico silenzioso che utilizza lo scroscio dei fatti al posto di inutili parole che si vaporizzano nell'aria.
Il bambino non si arrese e cercò la macchinetta imperterrito, sfidando le onde e la risacca, la schiuma e la sabbia che avvolge i piedi e li rende pesanti. Ed il sole che, inavvicinabile, si permette, impunito, di fare il bello ed il cattivo tempo: l'acqua che va e che viene, la sabbia che impasta anche la vista, la macchinetta che appare per dare al suo padrone l'ultimo saluto prima di essere risucchiata dal grande mostro marino.
Tutto crolla, la 127 è già lassù a vegliare sul piccolo bambino dal cuore infranto, gli occhi pieni di lacrime più salate del mare, e più amare.
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Il tempo passa, il bambino cresce e diventa uomo, la barba, il pomo d'Adamo, le varie Eva che si susseguono nella sua vita. Si è già nel ventunesimo secolo e la polvere alzata dalle torri gemelle è quasi andata via del tutto dai vestiti mentre rimarrà per sempre sottopelle. La gente gira e rigira il mondo e il bambino di ieri fa altrettanto: come Sherlock Holmes va alla ricerca di qualcosa, come Star Trek viaggia alla velocità della luce, come Fonzie... basta schioccare le dita.
È il giorno del suo compleanno e si trova in Cambogia, Paese disgraziato ma mai sgraziato in cui porta avanti un progetto sgraziato ma mai disgraziato.
Aspetta un pacco. Che non arriva.
Il piccolo ormai grande aspetta, aspetta. Ma il pacco non arriva: "Sarà stato il mare", pensa, "ancora lui.. ma non riesco ad odiarlo per quanto si manifesti grande". Ed allora, proprio in quel momento, quando settimane, mesi, ormai sono passati dal giorno del suo compleanno, il bambino che è nell'uomo decide di reagire e di pensare in grande, in grande come il mare: "il pensiero è come l'oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare" proclama lui. Ed in quel momento, solo in quel momento, tutto appare chiaro: "Vada a controllare la posta, signorina, ora" tuona l'uomo che è nel bambino, e la segretaria esegue perché in fondo anche lei lo ama. Al suo ritorno, il bambino riceve una doppia sorpresa: davanti a lui ci sono due pacchi con due regali di compleanno..
Apre il primo: un modellino di 127.

Apre il secondo: un modellino di 127.
"254" grida lui, ma nessuno lo capisce, allora riprova: "occhio per occhio.. sessantaquacchio". Niente. Meglio godersi la gioia, doppia, da soli; meglio fare un sortilegio contro qualsiasi sciagura in questi momenti: "occhio malocchio, prezzemolo e finocchio".
Comincia il gioco, comincia la festa. Anzi, ricomincia, da quel giorno in Tunisia. La forza dell’amore ha battuto il mare, lo ha ridotto ad uno stagno. Il cuore è più grande, mangia tutto come PacMan.
La prima 127 si cimenta in un percorso tortuoso: sale sulle braccia, digrada fino alla piazza del ventre, curva nei tornanti delle ginocchia per finire nel rettilineo d’accelerazione delle gambe che porta al circuito dei piedi.
La seconda preferisce cimentarsi in un rally in mezzo a tavoli, sedie, vasi: la velocità è estrema, il rischio è tangibile ma il pilota sembra non curarsene, come quando un onda è pronta ad infrangersi sulla schiena.. È il mare che protegge la corsa, l’onda si cavalca stavolta, fino in fondo.
Big pimpin’, si scoatta. Le macchinette sono pronte per mostrarsi nella loro bellezza.

La prima ha le porte apribili e gli ammortizzatori, l’altra i tergicristalli e la targa.
Che rifiniture! Che attenzione per i dettagli!



È il momento della gara di velocità: quale la 127 più potente? Quale quella più spericolata?



Wow, che peripezie!
Secondo test, stavolta senza freni e senza mani, per arrivare all’estremo.



Si sprofonda ma non si annega, come nei ricordi felici. E mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva e il suon di lei.
La donzelletta vien dalla campagna, il cardellino va sul pino, io vi lascio con una barzelletta che finisce con lo scontrino:

“Allora c’è un bambino che entra in un supermercato e va al reparto giocattoli. Lì prende due macchinette che gli piacciono, ad esempio due 127, e si avvia verso l’uscita. Ad attenderlo c’è il personale che lo blocca chiedendogli lo scontrino.
“Lo scontrino?!” lui gli fa, “Eccolo!”.



Ciao ma'.
Ciao pa'.

*L*

23.12.07

Il Punto Sul Campionato



Benvenuti alla rubrica di calcio di readtoluca, un approfondimento necessario in quest'era di bombe atomiche e alla crema.

Incominciamo dal campionato più bello del mondo, quello nostrano, quello pieno di stelle internazionali e del tifo più colorato e scanzonato che ci sia. La Roma che vince e convince, la Roma che fatica e rischia con la Sampdoria, il cucchiaio del Pupone ed il dito in bocca, le lacrime di Cassano e quelle di tutte le ragazze che devono sottostare alle sue volontà fisiche. La Roma che quest'anno è bella e si piace: ci si diverte con zio Fester e in trasferta si va quasi con lo spirito MT. Così facendo non si vince il campionato ma ci si tolgono tante soddisfazioni e questo per un romano conta, o almeno è già abbastanza per mettersi in gel e cravatta la mattina e sgobbare sullo scooterone tutto il giorno.. Magari si finirà per fare come l'anno scorso, al mare col pattino, ad arrivare ai quarti della Ciempionz (le prime 8 in Europa... blasone!) per poi essere svegliati da un incubo infestato da terribili diavoli rossi... Cucù settete! E questo per un romano che vive in Cambogia conta, o almeno è già abbastanza per essere deriso da tutto il pub inglese dove si è entrati a petto in fuori, spavaldi, forti del 2-1 dell'andata..
L'Inter brutta e vincente, Mancini ed il suo ciuffetto da copertina, la Giuve che ruba come prima, il Milan che pensa solo all'Europa (ecco qual'era la politica estera di Forza Italia!), poi tutte le altre: le solite sorprese stagionali, l'Udinese ed il Napule mill'culor' su tutti. La Lazie che se la rischia ma alla fine si salva. Purtroppo.

Passiamo alla pagina europea, incominciando dal sorteggio di Nyon di venerdì. Quello che appare chiaro è che le italiane non sono state fortunate, anzi, direi che hanno avuto parecchia sfiga. Anche l'accoppiamento negli europei per la nazionale non mi sembra dei più facili..
Ma si tratta proprio di sfiga o è solo un ulteriore mossa da parte del gotha calcistico per far tramontare un primato che si aggrappa con le unghie e coi denti ormai solo con l'Italia ed il Milan campioni del mondo?
L'Italia non sta simpatica, Blatter, Platini & co. continuano più o meno velatamente a screditare il nostro modo di giocare, di interpretare il calcio, di viverlo:

Italiani "attori".
Troppi falli.
Poco spettacolo.

Calciopoli.
Le penalizzazioni non penalizzanti.
I "meriti sportivi" di Fiorentina e Napoli.
Le società fallite che non falliscono.

Moggi pelato.
Moggi mefistofelico.
Moggi mogio.

Partite truccate.
Arbitri truccati.
Moggi truccato.
Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate.

Doping.
Due anni consecutivi di ritardo dell'inizio dei campionati.
La serie B il sabato e i sindaci in piazza.
Il ponte in Val di Susa e i no global in piazza.

Italiani che pensano troppo al look.
Inzaghi pippa.
Totti violento.
Del Piero finocchio.

Spaghetti.
Mafia.
Pizza.
Mandolino.
Baffi neri.

La politica ed il tifo.
Gli estremismi ed il tifo.
Il colera ed il tifo.

Le risse fuori e dentro gli stadi.
Le risse fuori e dentro le stazioni.
Le risse fuori e dentro gli autogrill.

Gli omicidi fuori e dentro gli stadi.
Gli omicidi fuori e dentro le stazioni.
Gli omicidi fuori e dentro gli autogrill.

L'Italia non sta simpatica neppure a me dopo tutto quello che è successo in questi anni: la morte di Sandri poi mi ha molto colpito, sarà perché lo incontravo spesso in giro, sarà perché anche io andavo spesso in trasferta prima di scegliere la strada dell'eremitismo. Quindi capisco che chi tira le fila del prodotto di intrattenimento più redditizio al mondo dopo il porno non possa supportare un produttore di eventi (la Serie A) di questo tipo.. È come se Schicchi facesse recitare sempre donne col ciclo nei suoi film (Furbetto gradirà la similitudine).

"Il calcio è come il wrestling", diceva il vecchio saggio.
Il calcio è come un film di Holliwood solo che più costoso, perché è un evento dal vivo e perché Henry è più famoso di Tom Cruise.
Il calcio è un evento dal vivo come la morte del papa ma non raggiungerà MAI quell'empireo di ascolti perché, per quanto ci sia fede calcistica, Giovanni Paolo II è più famoso di Henry e, a dirla tutta, anche tra i loro allenatori, Dio è più rinomato di Rijkaard. Tom Cruise potrebbe prendersi la sua rivincita impersonando entrambi, magari nello stesso kolossal..

A nessuno interessa dello sport in sé, quella è roba per dilettanti, per la serie C. Chi se ne frega se vince l'Ascoli o l'Acireale. Buon per loro, auguri a casa e baci ai pupi. Quello che conta invece è che Ronaldinho sia in campo quando il Barcellona gioca contro l'Arsenal, quando Sony ed Heineken scendono in campo.
Chi paga è chi ha i soldi. Chi ha i soldi vuole farne ancora di più. Se chi paga fa davvero più soldi grazie ai soldi che ha pagato sarà disposto a pagarne ancora di più l'anno successivo. E Platini ingrassa.
I diritti tv ed i premi per le competizioni permettono alle società di crescere, investire, vendersi come prodotto sul mercato locale e globale. La AS Roma è un marchio: come la Coca-Cola, solo con meno bollicine:

+ soldi = + stelle nella propria squadra
+ stelle nella propria squadra = + titoli vinti o posizioni raggiunte
+ titoli vinti o posizioni raggiunte = + interesse globale
+ interesse globale = + peso del proprio marchio nel mercato
+ peso del proprio marchio nel mercato = + soldi investiti su di esso
+ soldi investiti su di esso = + bollicine

La Premiership inglese sta diventando come la NBA per il basket, tutti stanno facendo in modo che quello, e non il nostro, diventi il campionato di riferimento a livello mondiale.. Tevez, Torres, Ronaldo (Cristiano, quello forte), Ronaldinho (il prossimo anno), Drogba (mandingo) finiscono per arrivare lì da mercati "minori", come il nostro in fondo... E pensare che la telenovela dell'estate italiana è stata Chivu all'Inter, mentre oltremanica Torres veniva pagato 55 milioni di sterline ed insieme a lui al Liverpool arrivavano altri 5/6 giocatori.. Le rose delle squadre inglesi contano ormai davvero 40 giocatori, mi sembra come quando si cambia col jolly al risiko: non sai più dove mettere i carri armati.
Ma allora come fanno quei buzzurri ad eccellere se la nazionale ha vinto un mondiale solo (e per giunta rubandolo) e la gente continua a sbomballarsi di birra e patatine fritte? Forse perché hanno capito prima quanto peso avesse il prodotto e non la competizione in sé: quello che la Premiership vende è più competitivo (e non intendo la competizione sul campo) di quello che offrono la Serie A, la Liga, la Bundesliga, la Ligue 1, etc.
La gente vuole essere rassicurata, il calcio è un prodotto per famiglie da guardare distesi sul divano e non per gli ultras col muso coperto. Il consumatore medio deve riconoscersi nel pubblico che va allo stadio (hot dog in mano, maglietta rigorosamente originale e figlio sulle spalle), lo spettacolo del calcio deve rappresentare una festa che deve essere uguale per tutti.
È il concetto della globalizzazione: tutti dentro perché tutti sono mercato. L'esterno, o l'estremo, deve essere marginalizzato, occultato il prima possibile e con meno rumore possibile: gli hooligans e gli ubriaconi inglesi sono stati spazzati sotto al tappeto oppure solamente presi a mazzate e si sono dati una ridimensionata, anche magari per l'effettiva applicazione di provvedimenti legali. E gli stadi (privati) sono sempre pieni (ed in attivo), i giocatori dopo un gol vanno ad abbracciare il pubblico.. Ma che bello! Evviva lo sport, evviva la vita, tutto questo buonumore mi ha fatto venire voglia di andare al centro commerciale.
Come in Italia, col fossato coi coccodrilli, i motorini che volano dal terzo anello e i razzi sparati da una curva all'altra (quando poi sequestrano i tappi delle bottigliette d'acqua).

Allora, in bocca al lupo a tutte le squadre e che vinca lo sport... comunque io se ce la faccio a Madridde ce vado lo stesso. E carico. E scavalco. E poi entro in campo nudo.

Daje Lupi!

*L*