26.6.06

Mattina

Ho appena finito il mio primo bucato. In attesa che Luigi (il mio capo) esca da una riunione col governatore mi dedico alle faccende di casa..Noto con piacere che il fango ormai è entrato a far parte della mia vita ("piacere" era simpaticamente ricco di sarcasmo), è arrivato sul letto, in balcone, sulle mutande.. Credo sia una condizione dalla quale non si potrà uscire facilmente, quindi meglio abituarcisi..Sto meditando di cambiare stanza, stanotte altra tragedia di caldo e il ventilatore decisamente mi spacca, stamattina mi sono presentato nella lobby starnutendo e i simpatici khmer mi hanno guardato come se avessi la sars.. Anvedi! ;-)
Ieri ho conosciuto Leonardo, un Fassino più basso che lavora per Medici Senza Frontiere. A parte l'aspetto fisico (Msf dovrebbe occuparsi prima di lui che dei cambogiani) è un tipo che ne ha viste di cose, quella che più mi ha colpito è stata quando ha iniziato a parlare dei 6 mesi passati in mezzo alla giungla amazzonica a curare gli indigeni.. 5 giorni di cammino col machete, mangiando larve e serpenti (e molte volte niente) per curare un poveraccio che non ha mai visto un bianco in vita sua.. Dice che usciremo insieme, il gruppo degli espatriati qui è composto principalmente da gente che lavora in ong quindi potrebbe essere una buona occasione per sentire nuove campane, diverse esperienze.. Prendo tutto quello che mi viene dato, ora non è possibile fare altro.
Tanto per rimanere in tema, ieri ho accettato di andare a fare un giro in moto con Kim, il compagno di Daniela, la direttrice del centro di recupero per bambini di strada (uno spettacolo). Mi ha portato ai templi di Angkor, ci siamo fatti un lungo viaggio nel tempo.. Ti lascia senza parole, molto spesso penso tra me e me come qui l'atmosfera sia magica, tutto è vivo, colorato nel modo giusto, come quello delle cartoline.. Birra e lumache al vapore davanti all'Angkor Wat, lattina data ai bambini con cui abbiamo scherzato (che vanno raccogliendole in grandi sacconi).
Ieri mattina sono andato all'old market a comprarmi degli originali finti Rayban (quelli che avevo preso il giorno prima già si erano distrutti), uscito mi vado a sedere su una delle panchine dello splendido lungofiume, non appena inizio a leggere (Terzani) mi si avvicina Sokhom, un timidissimo cambogiano che in uno stentato inglese mi dice di leggere quello che c'era scritto su un quaderno che aveva in mano: era un messaggio di una sua insegnante di inglese che invitava gli stranieri a parlare con lui per aiutarlo a migliorare la lingua. Parlare inglese qui significa poter lavorare coi turisti --> condizioni di vita migliori per sé e per la famiglia. La camicia ben stirata per uscire in strada, i capelli pettinati e il cestino sulla bici con dentro un quadernino con sopra topolino e paperino.. Come non starci a chiacchiera per una buona oretta?
Ora saluto, oggi verrò introdotto alla contabilità del progetto..
*L*

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