24.5.07

Compro Miso

Compro miso. Lo voglio, lo compro. Pago, pretendo.
Taaaac.
Lo compro sul serio, sono serio, datemi del miso per farci la zuppa, non posso più fare a meno di quell'intruglio a base di Giappone che solo i giapponesi riescono a rendere così speciale. Non c'è dentro niente eppure ad assaggiarlo si sente di tutto, anche il mare.Sapore di sale (per tutti). Sapore di Sauli (per pochi).

Quanti compromessi nella vita, quanti in questo periodo per chi vi scrive. È tutto un pantinismo, è tutto un pantinismo zozzo fracico lurido, come recita magistralmente Recycle in "Er cane der vicino". E basta!
(So che qui Furbetto Mc riderà... onore a te, re del quartierino!)
(So che qui Roscio riderà... ma che te ridi! Disonore a te, e Roscio tuo!)

Assenza dovuta a caos, interno ed esterno, caos dovuto ai compromessi, ai mal di testa dovuti a domande esistenziali dovute a me che non riesco a starmene in pace senza questionare. Caos, caso, csoa, cosa casso coso da questo flusso di pensieri. Niente. Il vuoto, il pieno senso della sconfitta, il gusto pieno della vita. La confusione che rende l'uomo vivo e l'uomo morto confuso da quel baffone del Grande Fratello.Retorica pura, quindi. È un cane che si morde la coda, è una coda che si suicida nella bocca del cane incapace ormai di scodinzolare se non come impongono Dobermann&Greyhound.
"Il suicidio come drammatica scelta di vita, di libertà", se la dicevi all'interrogazione sul Decadentismo prendevi 7, denotava maturità. Se la dici ora ti tirano le pietre, denota immaturità.
"Comunque troppo facile suicidarsi, meglio vedere come va a finire, no?". Ricevo un bel 4 e mezzo e me ne vado a posto.
(Ma che te ridi, Ro'? Riso, risata, qui non c'è niente da ridere.)
Allora l'eremitismo! L'ascesi, l'ascella che rimane pelosa e putrida tanto tatto e olfatto son tutt'uno nel contatto con l'ultraterreno. Assonanze, ridondanze. Come si esce da qui? Scusi, uscita ululí?
Alza il vetro di protezione e spingi il bottone rosso.
Bim! Bum! Bam!
Il senso della vita, ecco. C'hanno fatto un programma tv.
Quanti compromessi, ecco. Ci faranno un programma tv.
Ecco! Allora la vita è compromesso, ma quanti compromessi si possono accettare di fare nel corso di una vita, e a che prezzo. La corda si spezza? Ma quando? E se uno inizia a saltarla per non inciampare, come si vive poi? Meglio? Peggio? Meglio di che? Peggio di così?
Ma la verità esiste? E la realtà?
Soggettivo/Oggettivo.
Soggetto pensante/Oggetto nelle mani di qualcun'altro.
Pesce grande/Pesce Piccolo. Io ce l'ho piccolo.

(So che qui Furbetto Mc riderà... onore a te, re del quartierino!)
(So che qui Roscio riderà... ma che te ridi! Roscio tuo!)
Chi sono io, cosa voglio, dove vado, da dove vengo. Domande da filofolo, domande che perdono di valore quando si accettano troppi compromessi. Come rimanere integri, integrali, fragranti? Come sopravvivere ai continui attacchi della vita? Il mondo ci spezzetta, ci ha reso così teneri (molli) che ci taglia con un grissino. Pinna gialla, bandiera rossa ma mia nonna l'ha sbiancata, senza strap.
Bianca. Scusi, uscita ululì? Ma chi ce l'ha quella bona?

(So che qui Furbetto Mc riderà... onore a te, re del quartierino!)
(So che qui Roscio riderà... ma che te ridi! Roscio tuo!)
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Ultimamente accumulo potere, accatasto qualifiche professionali su uno scaffale impolverato e esco fuori a fare sempre lo stesso sporco lavoro. Il potere è aumentato, è tangibile, si può misurare dal mio mazzo di chiavi: prima una, ora quando cammino mi manca solo di muggire per essere un manzo col campanaccio. Un bel manzo, ma che sta manzo.
Il potere, per averti dentro con lui, ti dà potere. Ti tira dentro il suo calderone, ti fa assaporare le sue prelibatezze come il pusher più smaliziato (o come il fornaio infame che punta gli areatori in strada.. bava alla bocca), lascia cadere un po' di briciole dal tavolo su cui banchetta e ti regala il lusso di vivere una vita agiata e non agitata. Paga, pretende. Taaac! Scusi, cassa ululì? Pago con carta platinum.

Ti piace, eh? Devi stare con me, però, essermi fedele, vendermi l'anima. Questo è il patto. Col diavolo.

Io ho potere, quindi ora possiedo:
1 villa.
2 uffici, forse 3. Sedie con schienali sempre più alti ed ergonomici.
1 assistente personale, 1 segretaria.
2 guardiani, 1 donna delle pulizie.
2 macchine; 1 moto enduro, 2 motorini. Benzina.
2 laptop e 1 desktop. Stampanti, scanner, macchinette digitali.
3 cellulari. Schede telefoniche.
Tv e cavo con 100 e più canali.
Wireless internet. Pennette hard disk. Card reader. Tamagochi.
Condizionatori, ventilatori, vibratori, water cooler, water heater, water warmer.
Fantozziano.

"Quello che possiedi ti possiede", diceva Tyler Durden. Sono posseduto quindi. Scusi, Esorciccio ululì?

Gestisco circa 40 persone che lavorano all'interno di 2 progetti di cui sono responsabile, budget totale di 800.000 dollari, coinvolgo beneficiari diretti ed indiretti, all'incirca 10.000 persone (cazzate di report ma comunque una cifra).
Passo dai maiali alla seta, dal general manager del Sofitel hotel (pasticcini compresi) al mutilato per le mine, vedovo/cieco/sordo/muto che ultimamente è diventato pure stitico.
Discuto di profondità di trivellazione per un borehole e di profondità del mercato cambogiano per le imprese sociali, di profondità dello sguardo di una vecchia e di profondità di intenti dei miei progetti. Profondo. Profondo sbadiglio.
La cooperazione allo sviluppo per i paesi del terzo mondo è stata voluta da quelli del primo. Già solo per questo tutto dovrebbe finire. Ma chi te la chiesto d'aiutarmi? Scusi, uscita ululì, e di corsa.
È tutta una questione di compromesso: senza il terzo mondo non esisterebbe il primo (e pure questo secondo tende al terzo), senza poveri non esisterebbero i ricchi. Per fare un albero ci vuole il seme. È tutto un pantinismo.

A tutti conviene investire nell'umanitario:
1. ai paesi ricchi per dimostrare alla comunità internazionale quanto spendono per il bene dell'umanità (questo contribuisce a definire il peso politico di uno stato) e per creare ulteriore dipendenza nei paesi poveri coinvolgendo le imprese nazionali nella penetrazione in profondità del mercato (e del culo) locale.
Es: i giapponesi con le loro organizzazioni di sviluppo tecnico si stanno succhiando tutta la Cambogia.
2. ai paesi poveri così il dittatore di turno si costruisce la terza villa con piscina.
Es: vedi Cambogia.
3. alle povere ONG che da contratto si prendono il 7% del budget per spese amministrative + un'altra considerevole fetta della torta tra ricevute, contratti, salari ritoccati o semplicemente inesistenti. Ci sono ONG che nemmeno li fanno i progetti per cui sono pagate, si limitano a fare report dettagliati al finanziatore istituzionale e a ungere qualche mano, ma solo qualcuna.
Es: vi ricordate le 2 Simone rapite in Iraq? Beh, la ONG Un Ponte Per è sotto inchiesta per i fondi (troppo grossolanamente) intascati e chiuderà a breve.

È tutta una questione di forma, quindi, nessuno si cura del contenuto perché conviene a tutti essere protetti dalla stessa corazza. Un tacito accordo. Un compromesso. Verità/Realtà.
Il primo mondo vuole avere la verità, vedere le mosche sul bambino in Africa, la pancia gonfia, ma solo in tv. Te li dà i soldi, lui (lui è una brava persona), te li dà per stargli lontano. Compromesso con se stesso. Sollievo morale/pesantezza fisica, pancia piena/testa vuota.
Oltretutto il bambino è un modello e le foto sono state scattate in uno studio a Manhattan. Ma queste sono un'altro paio di maniche.. Ad averci le braccia!
Il sistema ha troppe falle e deve collassare su se stesso. Fine.
Il sistema appartiene ad un mondo che non esiste più ed è ora che si dia una svecchiata. Serve uno scossone perché i parassiti sono troppi e succhiano con sempre maggiore sfacciataggine, manca poco che anche l'uomo della strada che compra la spilletta dell'Unicef e la maglietta di Emergency venga illuminato e scopra la verità (che non significa che sia la realtà). Le masse fanno le rivoluzioni (e muoiono) per degli ideali che in fondo non conoscono, lottano per la verità (?) ben indirizzati da un gruppo di pochi (questi invece sopravvivono) che conoscono la realtà e sanno quali tasti toccare negli uomini dalle mille paure ma dalle mille risorse.
Il fine giustifica i mezzi. Compromesso.

Concludo nuovamente con Cacucci, stavolta "Ribelli!":
"La disinformazia, oggi più che mai, governa le menti e i cuori di molti, troppi, abitanti dei paesi "civilizzati", convincendoli che, comunque sia, le rivoluzioni finiscono sempre per divorare i propri figli, quindi ribellarsi è vano: l'orizzonte resta irraggiungibile, meglio sedersi ed aspettare la fine, immersi nello spavento senza fine delle nostre mille paure quotidiane, instillate a regola d'arte da coloro che temono di perdere osceni privilegi per colpa di chi, da qualche parte di questo strano pianeta, potrebbe ancora preferire il rischio di una fine spaventosa piuttosto che rinunciare a camminare eretto".
*L*

2 comments:

Anonymous said...

Ne hai fatta di strada da quando giravi con la tessera metribus.
Ne hai fatta di carriera da quando il benefit maggiore era entrare gratis al Goa o al branca (minuscolo perché fa più “la musica che viene dal basso”).
Ne hai fatto di successo da quando la tua unica segretaria era una finta moleskine comprata a Porta Portese (maiuscolo, perché le truffe arrivano sempre dal basso, ma è facendole che si arriva in alto)
Ne hai mangiata di merda da quando andavi a cibarti da pierino a 9 euro (minuscolo perché i fiji de na mignotta non se meritano niente).
Ne hai visti de posti da quando la distanza più lontana era andà in trasferta a Torino (maiuscolo perché è pur sempre la città della mia squadra) “pe fa neri a li gobbinfami”.
NE HAI CAPITE DI COSE DA QUANDO DA INGRANAGGIO DEL SISTEMA, SEI DIVENTATO UNO DEI PROGETTISTI DEL MECCANISMO (tutto maiuscolo, perché il CAPITALISMO lo è sempre stato, ed il terzo mondo non se merita nemmeno quello, come pierino...)

Lo'Re

Anonymous said...

"Ogni via è soltanto una via.
Non è un affronto a voi stessi o ad altri abbandonarla,
se è questo che vi suggerisce il cuore.
Ma la decisione di continuare per quella strada, o di lasciarla,
non deve essere provocata dalla paura o dall'ambizione.
Osservate ogni strada attentamente e con calma.
Provate a percorrerla tutte le volte che lo ritenete necessario.
Poi rivolgete una domanda a voi stessi.

Questa strada ha un cuore?

Tutte le strade sono eguali.
Non conducono in nessun posto.
Questa strada ha un cuore?
E' l'unico interrogativo che conta.
Se ce l'ha allora è una buona strada.
Se non ce l'ha, è da scartare."

.....da chi sta solo per iniziare, ma pensa che questa VIA abbia un cuore........